di Giorgio Cimbrico
Cinquant’anni fa, era il 3 settembre 1970, l’inizio di una lunga storia: il primo record mondiale di salto con l’asta su suolo italiano. Altre dieci puntate sarebbero seguite. Quel giorno l’Universiade torinese, creatura cui Primo Nebiolo aveva riservato particolari cure, conobbe il suo vertice: alle 17.45, sesto salto, la bella Heidemarie Rosendahl atterrò a 6,84 aggiungendo due centimetri al mondiale messicano di Viorica Viscopoleanu; alle 20.15 Wolfgang Nordwig, campione dell’altra Germania, quella che aveva come simboli il martello e il compasso, si elevò a 5,46 ritoccando di un centimetro quanto l’ingegnere aveva ottenuto a giugno in un giorno importante e in un luogo fertile per la Ddr, l’Olympischer Tag al Friedrich Ludwig Jahn Sportpark di Berlino Est. Al Comunale, Nordwig, dal viso deciso e impenetrabile, battagliò sino a 5,42 con il greco Christos Papanikolau, toccò il cielo con 5,46 alla terza e portò a dieci il numero delle rincorse con i tre tentativi falliti a 5,50. Papanikolau, studente alla San José University, avrebbe concesso poco più di cinquanta giorni a quel record: il 24 ottobre al Pireo saltò 5,49.
Nordwig, sassone, atleta del formidabile Motor Jena, ha guadagnato un posto nella storia: a Monaco di Baviera interruppe il monopolio americano che andava avanti dalla rifondazione decoubertiniana. Le controversie scandirono l’avvicinamento alla finale olimpica: la Iaaf mise al bando le nuove Cata-Pole (gli interrogativi riguardavano la presenza di fibre di carbonio), le riammise quando mancavano quattro giorni alla gara, ne proibì l’uso alla vigilia. Nordwig usava un vecchio modello e ne trasse vantaggio; Bob Seagren, che aveva portato il mondiale a 5,63 ai Trials, si rassegnò ad usare un altro attrezzo e venne costretto ad assistere al successo, a 5,50, del tedesco est prima di concedersi una misurata protesta nei confronti di Adriaan Paulen, presidente della giuria d’appello e futuro vertice della federazione internazionale.
L’11 maggio 1980, all’Arena napoleonica di Milano, la Pasqua dell’Atleta, classica della Riccardi, conobbe uno dei suoi momenti più alti: dopo sei salti, Wladyslaw Kozakiewicz aggiunse due centimetri, 5,72, al record mondiale di Dave Roberts. Due mesi e mezzo dopo, il polacco avrebbe unito il titolo olimpico al record mondiale: 5,78 inviando allo scorretto pubblico del Lenin un messaggio contenuto in un gesto. La foto è una delle più memorabili della storia a cinque cerchi.
Thierry Vigneron merita un posto importante: in quasi trent’anni di un dominio, simile a una dittatura, di Sergey Bubka, il francese è stato l’unico a interrompere, sia pure per una decina di minuti, il regno dello zar di tutte le aste. Al Golden Gala del 31 agosto 1984 il francese con i capelli a caschetto come certi antichi re transalpini superò 5,91 alla seconda, aggiungendo un centimetro al 5,90 londinese di Bubka. L’ucraino, dopo un errore a quella quota, aveva preferito tener due prove a 5,94, centrati alle 22.50.
Elena Isinbaeva record nel 2008 a Roma (foto Colombo/FIDAL)
365 giorni prima, il 1° settembre 1983, stesso meeting, stessa pedana, Vigneron, che nella sua sacca non mancava di portare un pacchetto di Gauloises, aveva ottenuto con 5,83 l’ultimo record prima dell’era Bubka.
Sergey Bubka ha disseminato l’Italia di record. L’inizio il 1° febbraio 1984, nel Palasport milanese che non c’è più: 5,82 quando al coperto erano ancora “migliori prestazioni” e non record. Sette mesi dopo, l’indimenticabile duello con Vigneron al Golden Gala, sfociato nel 5,94. A seguire, 5,97 indoor il 17 marzo 1987 al Palavela di Torino, 6,09 l’8 luglio 1991 a Formia per la gioia di Elio Papponetti, 6,12 il 30 agosto 1992 all’Arcella di Padova, 6,14 al Sestriere il 31 luglio 1994, ancor oggi la più alta misura all’aria aperta. Dal 1998 la Iaaf, oggi World Athletics, ha stabilito l’esistenza del record mondiale assoluto, senza distinzione tra record mondiali stabiliti indoor o outdoor.
L’undicesimo e ultimo capitolo è stato scritto, ancora all’Olimpico, ancora al Golden Gala, da Yelena Isinbaeva l’11 luglio 2008: 5,03 con una “luce” di almeno dieci centimetri, e venti millimetri in più di quanto le aveva permesso di conquistare il titolo mondiale tre anni prima a Helsinki, il suo quattordicesimo volo dove nessun’altra si era spinta.
L’ANTENATO DI DUPLANTIS
Prima dell’avvento di Armand Duplantis, nato in Louisiana e tesserato per il club atletico di Uppsala, l’asta svedese ha conosciuto i suoi giorni migliori al tempo di Kjell Isaksson, battezzato il folletto e assiduo frequentatore della stagione americana. Isaksson ritoccò il record di Papanikolau (5,51 a Austin, Texas, l’8 aprile 1972), diede una leggera scossa (5,54 una settimana dopo a Los Angeles) e chiuse il suo breve regno il 12 giugno a Helsingborg superando 5,55. Nel frattempo - 23 maggio - a El Paso sia Kjell che Bob Seagren si erano spinti più in alto: 5,59, entrambi alla seconda prova (decisivo per la graduatoria il 5,50 senza prove d’appello dello svedese) ma il doppio record non venne presentato all’omologazione perché il meeting non era stato approvato dalla AAU. Alle Olimpiadi (tre partecipazioni tra il ’68 e il ’76), Isaksson non combinò mai nulla di buono e raccolse quattro euromedaglie d’argento, due indoor e due all’aperto, in tre occasioni dietro l’impassibile Nordwig. Con i due record invernali e assoluti di Armand Duplantis (6,17 e 6,18), il bilancio della Svezia sale così a cinque record mondiali ufficiali. Senza dimenticare quello ufficioso.
I RECORD MONDIALI DEL SALTO CON L’ASTA REALIZZATI IN ITALIA
5,46 Wolfgang Nordwig (Gdr) Torino 3 settembre 1970
5,72 Wladyslaw Kozakiewicz (Pol) Milano 11 maggio 1980
5,83 Thierry Vigneron (Fra) Roma 1° settembre 1983
5,91 Thierry Vigneron (Fra) Roma 31 agosto 1984
5,94 Sergey Bubka (Urs) Roma 31 agosto 1984
6,09 Sergey Bubka (Urs) Formia 8 luglio 1991
6,12 Sergey Bubka (Eun/Ukr) Padova 30 agosto 1992
6,14 Sergey Bubka (Ukr) Sestriere 31 luglio 1994
indoor
5,82 Sergey Bubka (Urs) Milano 1° febbraio 1984 (migliore prestazione mondiale)
5,97 Sergey Bubka (Urs) Torino 17 marzo 1987
femminile
5,03 Yelena Isinbaeva (Rus) Roma 11 luglio 2008